“RAPIDI E INVISIBILI PARTONO I SOMMERGIBILI”

(Lettera immaginaria di un marinaio siciliano)

Caro Beppe,

ti ricordi quando andavamo a pescarci il pranzo? Che sogno quel tappeto di vivi luccichii, prigionieri di piccole onde blu del mare sotto casa. Respiravamo l’aria azzurra del nostro paradiso e il dolce della zagara. Dagli scogli ci salutavano Marta e Linda, sbracciandosi in sorrisi d’amore, lanciavano baci e c’invitavano a tornare alle loro labbra.

Quanto tempo è passato? Mesi o secoli? Chiuso in questa latta ho perso il tempo mano a mano che la pelle si faceva sempre più bianca, ora sono anche dimagrito a fasoli e ragù puzzolente.

Ti scrivo senza sapere quando imbucherò questa lettera, ti scrivo senza sapere dove sei…volendo ti troveranno.

Marinai, non più pescatori.

Di Marta non ho notizie fresche, l’ultima lettera…anzi, le ultime otto lettere, le ho ricevute con due tue e una del parrinu: tutte insieme e con date già vecchie!

Don Luigi scrive che i miei stanno bene e Marta mi racconta di una vita   tranquilla al paese. Il nuovo Podestà è un galantuomo, è il

papà di occhi ncruciati …dovresti ricordarti lei, se non il padre.

Marta mi scrive parole di lacrime e d’amore. Alle sue lacrime aggiungo le mie.

Tu sei sempre imbarcato?   Della tua lettera ho letto ben poco: erano più le parti coperte da strisce di merda secca della censura…sei diventato un segreto di Stato! Forse anch’io ed è per questo che la posta non arriva più. Al rientro da ogni missione spero, comunque, di trovare qualche notizia dal paese e da te.

Da quando hanno saputo che ero il garzone del farmacista mi hanno nominato infermiere, l’equipaggio è ridotto al minimo indispensabile.

Non ho molto da fare in quel ruolo: ho curato qualche scottatura e ferita, più che altro devo curare tanta paura, che è la malattia più diffusa in missione, e qualche bozzu di chi ha misurato con la capa i piccoli spazi dei comparti. Mai nulla di serio, fortunatamente, perché l’infermeria è solo un armadietto nel quadrato ufficiali, non saprei che fare con un po’ di tintura e bende. Vero è che, per l’occorrenza, ci sono qualche laccio emostatico, un paio di pinze per ogni uso e un bisturi…prego Dio che non voglia mettermi alla prova! Forse ci sarà poco da curare se si può scoppiare come una bolla o morire di miciaciu senza un boccone d’aria.

A conti fatti preferisco i turni in cuffia ad ascoltare l’oceano, i pesci e le eliche grasse di qualche mercantile nemico. Io non ne ho ancora ascoltate, ma ho avuto la fortuna di sentire, per tempo, un’elica veloce e, probabilmente, malintenzionata: abbiamo smesso di respirare e le eliche sembravano formare una squadriglia sulla nostra testa. Loro dovevano avere altri impegni urgenti o sono stati così babbi da non trovarci. Lo “squalo”, il nostro Comandante, deve aver ben valutato che era meglio soprassedere o saremmo stati noi il loro pasto. Siamo stati “rapidi” ad acquattarci in modo “invisibili”.

Quando siamo risaliti, e il Comandante ha guardato nello specchio magico, il nemico era già troppo lontano per la nostra velocità. Forse questa parte della lettera la cancelleranno, ma le cose sono andate così… per una volta. Con lo Squalo ci siamo già ben distinti per il naviglio affondato.

Caro amico, andiamo per l’Oceano in questo bidone a caccia di ferro d’affondare e carne da macellare…Dio ci perdonerà? Ogni volta speriamo di non essere noi i vitelli da sacrificare!

Nelle notti senza Luna possiamo salire in coperta a respirare l’ aria dell’Oceano. Respiro profondamente, ma non sento nessun profumo…almeno non si sente puzza d’umani, di gasolio e cipolle….sento solo fresco sul viso e sono già, solo così, beato…felice d’esser vivo!

L’Oceano è solo uno sciacquio infinito e buio, almeno è quanto riesco a vedere. Forse dovremmo dargli rispetto, invece gli caghiamo dentro, appesi fuoribordo come sul trespolo di un pappaiaddu…forse è per questo che spesso s’incazza…e quando s’incazza, se non scendiamo come una balena, ci strappa le budedda…ma non è brutto come quando mirica o inglisi fan chioviri bumme.

Prego Sant’Agata, che mi raccomandi a Dio per non farmi morire qui, senza fussuni ne’ lapide.

Sott’acqua mi sembra di perdere l’anima, come se non scendesse con noi, solo il corpo rimane prigioniero nello scafo.

Lo Squalo ha visto qualcosa…trafficato questo mare grande! Debbo lasciarti, si va all’attacco!

Un abbraccio

Antonio

*Il mare lento

è nero e unto

di bava della morte.

Quando Nettuno

non accende la Luna

è tempo

di lupi affamati

che mordono

senza dare scampo.

Il mare lento

inghiotte,

con rantoli

di macabri sbuffi,

gli sconfitti

della notte,

mentre l’alba

festeggia

nuovi eroi.


(SCONFITTI ED EROI

di Romano Pisciotti)

IL MARE

Il mare

lava le anime

e disperde i corpi

degli eroi

e dei cristi affogati,

macina pietre

ferro e legno.

Mistero di pallide Lune

e incanto di luci

nei colori dell’alba

e d’ogni tramonto.

Stagioni di passione

per giovani marinai,

mani

di vecchi pescatori

corrose dal sale

e dalla fatica.

Acque infernali

buie di tempesta,

carezze

di brezza e profumi.

Mare

dei grandi navigatori,

dei combattenti,

degli innamorati

e dei sognatori.

Mare…

per due sdraio

e un ombrellone!


Romano Pisciotti

IL DOLORE DEL TEMPO

Il dolore del tempo

In un solo anno,
il mare
non scava la roccia,
mentre
le lacrime dei vivi
aprono solchi nei cuori.
Il mare vive l’eternità,
noi
il dolore del tempo
nella brevità dell’abbraccio.
Viviamo
nella risacca dei ricordi
sino a quando
non salirà la marea,
per sempre.

Romano

16 gennaio 2021
16 gennaio 2022

“Lascia stare il mare, pensa a studiare!”

“Lascia stare il mare, pensa a studiare!”

di Romano Pisciotti

Parlo di un tempo, non così lontano, quando le nonne erano solo anziane affettuose e dolci…non erano ancora fenomeni per “Ballando con le stelle” o maratonete di viaggi low cost…e gli anni pesavano molto più di quanto possano pesare oggi. Sicuramente, le nostre nonne erano affaticate da una vita di sacrifici, attraversata da due guerre mondiali e da combattimenti giornalieri ben più gravosi di ogni moderna maratona.

Mia nonna Tina, Martina Brambilla all’anagrafe e milanese sino al midollo, è scomparsa ormai molti anni fa, alla bella età di novantasei primavere, ma ho avuto la gioia di condividere con lei la mia infanzia, l’adolescenza e la maturità; ho condiviso momenti felici, qualche lacrima e tante sono state le marachelle che mi ha perdonato, anche se qualche “ciabattata” l’ho presa (…solo di striscio, per la poca mira o il poco impegno che metteva nella punizione).

Tra i suoi aneddoti migliori ricordo la battuta: “Lascia stare il mare, pensa a studiare!”…arrivata per risposta al mio desiderio di frequentare l’Istituto Nautico. La sua battuta, molto seria e da lei citata naturalmente in dialetto meneghino, dice tanto di quanto, in famiglia, si potesse abbinare il mare a una professione oltre che alle vacanze estive….”pensa a studiare”.

Furono proprio quelle vacanze estive e quei bastimenti, anche se solo appena intravisti, a farmi sognare… e i sogni divennero realtà!

Scelsi, per vicinanza, il San Giorgio: non fu certo facile lasciare famiglia, amici e abitudini per andare a studiare a Genova, ma fu sicuramente più difficile per i miei cari lasciarmi percorrere la strada che avevo scelto.

Non per tutti i fine settimana potevo rincasare, i centocinquanta chilometri di treno da Milano erano, o almeno lo erano allora, un viaggio; questo non scoraggiava la nonna Tina che, vedova di un impiegato delle ferrovie, non esitò per più volte, a raggiungermi per trascorrere insieme qualche ora domenicale.

La nostra meta, in quelle giornate, non cambiò mai: la Stazione Marittima! Io devo aver esagerato, colorando di miei sogni, i racconti dei meravigliosi viaggi di quei transatlantici ormeggiati in banchina. Abbiamo salutato, con il classico fazzoletto, la partenza delle navi bianche verso orizzonti lontani.

Il 28 luglio del 1973 i tabelloni esposti a scuola decretarono un tanto sospirato “Maturo!”

Oggi è quasi incredibile pensare che già il mattino del 4 di agosto fossi in banchina ad attendere l’AUGUSTUS.

Avevo già fatto un imbarco estivo, sulla RAFFAELLO, ma li lavavo piatti, ora avevo già la mia bella divisa da Giovanotto Diplomato.

Su navi eleganti e operosi mercantili ho respirato mare e ferro per tanti anni, compreso l’indimenticabile periodo come Guardia Marina.

Ho poi archiviato il titolo di Capitano di Lungo Corso per navigare altre avventure in tutti i continenti, collezionando qualche smacco e tante soddisfazioni…ora, che ho raggiunto l’età dove i ricordi sono più dei sogni, ho una gran nostalgia per quei fumaioli tricolori, per il periodo in Accademia e per quei viaggi in paesi che, allora, erano molto più distanti di ciò che possono apparire oggi.

Negli anni ho visto la mia “compagna di sogni” affaticarsi e cercare nei miei successi le sue gioie, ho visto il suo viso pallido diventare immobile, accompagnandola verso il viaggio più lungo.

…A te, cara nonna Tina.

Romano

MARINAI

Un cuore pazzo si era buttato in mare per scoprire la profondità e il mondo dei silenzi: non è più tornato, nessuno l’ha più sentito lamentarsi di dolore o battere di vita.

In tanti rimasero a guardare la superficie, le loro lacrime si sono confuse con le onde nel tentativo di raggiungere il poveretto.

La vedova di un navigante, piangendo, raccontò che il mare non restituisce i corpi, ma il cuore dei naufraghi batte nel coraggio di chi, prima dell’alba, esce in mare.

Si fece avanti la figlia di un eroe e tutti ascoltarono quella giovinetta: “ i cuori non sono mai dispersi in mare perché raggiungono gli dei.”

Un marinaio disse che l’apnea dei sognatori è più lunga della vita…e tutti tornarono ai remi.

Tutti i marinai sono dei sognatori.

 

Romano Pisciotti

 

 

NUOVA BELLEZZA

NUOVA BELLEZZA

di Romano Pisciotti

Non c’è mare uguale

onda, alba o tramonto,

non c’è giorno

notte o brezza

che possano ripetersi.

Non ci sono attimi 

che possano assomigliarsi

solo i pensieri ritornano,

uguali

come i sogni,

non lasciano il buio

ne la mente

ripetendosi ostinatamente

in danze irreali

e vecchie paure.

Guardando il mare

posso dimenticare

il tormento e l’ansia

di giorni ingiusti.

L’arcobaleno di colori,

odore, sale

e le notti profonde

entrano negli occhi 

a pulire l’anima. 

Davanti al mare

non servirà ricordare

vivremo i momenti 

più belli di sempre

di nuova bellezza.

Romy