Scaldavamo il caffè rimasto nella “napoletana” e si sorseggiava seduti sullo sgabello, nella piccola cucina, dove si era fatto posto a quell’enorme frigorifero conquistato con qualche cambiale…come i tanti sogni per il futuro: stavamo uscendo dall’economia di guerra, anche se la vecchia tovaglia cerata, stesa sul tavolo, nascondeva ancora qualche vecchia bruciatura.
Abbiamo arredato la nuova cucina…all’americana, anzi, il design italico e le nostre fabbriche hanno conquistato il mondo con mobili ed elettrodomestici Made in Italy. Abbiamo vissuto il boom economico e attraversato qualche pesante congiuntura, abbiamo sconfitto i rigurgiti rivoluzionari, ci siamo attrezzati per le domeniche d’austerity, abbiamo goduto della “Milano da bere”, abbiamo lacrimato per nuove tasse e abbiamo aderito all’Unione Europea…certo, la storia del Paese è più complessa, ma sicuramente è stata così veloce da non coprire più di un paio di generazioni: abbiamo corso così tanto che la nostra ombra sembra rimasta a sorseggiarsi quel caffè riscaldato, mentre la nostra fantasia ha superato lo spazio, il tempo e, forse, anche la materia…vivendo nel virtuale.
L’orologio del tempo sembra non battere più di pulsazioni atomiche: siamo stati svegliati dal ticchettio della vecchia sveglia che avevamo dimenticato tra le chincaglierie vintage, e l’atomo è tornato nei nostri incubi.
L’apparente successo della globalizzazione, senza leggi o limiti, ci ha portato a pensare che l’espansione dei mercati fosse come un gas libero o a ritenere che civiltà e popoli, usi e costumi, si adattassero come acqua nel recipiente destinato, a loro, dalla fantafinanza.
Noi abbiamo pensato d’essere dalla parte dei giusti, come Brancaleone alle crociate, ma più guidati dal denaro che dalla fede, ci siamo forse permessi qualche azzardo di troppo…non solo economico e, nel tentativo d’estendere i confini del nostro universo, abbiamo sottovalutando le inevitabili frizioni con altri universi; frizioni anche più pericolose e drammatiche dei terremoti causati dalla deriva dei continenti.
Se è l’interesse economico, ancora sulla bocca dei cannoni, a far girare il mondo, significa che siamo rimasti tutti nel secolo scorso…non per nulla si parla, ancora oggi, di economia di guerra.
Romano Pisciotti