Il programma Alfa lanciato negli anni settanta dall’Italia, verteva su di un Medium-Range Ballistic Missile prodotto dall’Aeritalia e simile al Polaris A-3. Con una gittata di oltre 1 600 km, poteva potenzialmente colpire tutti i paesi del blocco orientale con una singola testata nucleare dal peso di 1 tonnellata.
Il 28 novembre 1957 i governi francese, italiano e tedesco firmarono un accordo segreto per dotarsi di un deterrente nucleare comune. Tale accordo fu rigettato dal presidente francese Charles de Gaulle dopo la sua elezione, in quanto egli decise di dotare la Francia di un proprio arsenale nucleare indipendente. Nei primi anni sessanta del XX secolo l’Italia si trovò circondata da nazioni che stavano perseguendo la costruzione di armi nucleari. La Jugoslavia e Romania avevano iniziato a sviluppare indipendentemente proprie armi atomiche, e collaboravano nella progettazione e nello sviluppo del nuovo cacciabombardiere Soko-IAR J-22 Orao destinato al loro utilizzo. Anche il governo della neutrale Svizzera aveva deciso, in data 23 dicembre 1958, di dotare le proprie forze armate di armi nucleari.
Nel 1957 la Marina Militare aveva iniziato i lavori di trasformazione dell’incrociatore leggero Giuseppe Garibaldi in nave lanciamissili.
Durante i lavori di trasformazione eseguiti presso l’Arsenale di La Spezia venne deciso di installare, in una apposita tuga poppiera, quattro pozzi di lancio per missili balistici Polaris A-3 dotati di testata nucleare. Tale installazione di armi nucleari su nave di superficie rientrava in un concetto operativo NATO di nuova ideazione. L’incrociatore lanciamissili Garibaldi rientrò in squadra nel corso del 1961, iniziando le prove di collaudo dei pozzi cui seguirono lanci di collaudo di simulacri inerti e di simulacri autopropulsi, sia con nave ferma che in navigazione. Il primo lancio di un simulacro di missile balistico fu eseguito il 31 agosto 1963 nel golfo di La Spezia. Anche se le prove eseguite diedero tutte esito positivo, i missili non vennero mai forniti dal governo americano, poiché motivi politici ne impedirono la prevista cessione.
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