C’era una volta il “Cantoniere”. Mai come ora ne percepiamo la lancinante assenza, ci manca la sua salvifica presenza. Perché basta che piova e tiri vento intensamente, che la strada ma in generale tutte le nostre strade, diventino pericolose al limite della percorribilità.
Tradizionalmente quello dei cantonieri era un lavoro legato alla manutenzione della strada, ma anche al presidio del territorio.
Fino all’inizio del ‘900 il lavoro principale consisteva nel rinnovo dei materiali della massicciata erosi dal traffico, dall’acqua e dal gelo, nella manutenzione e pulizia della segnaletica, della banchina e dei fossi di guardia, con lo sgombero neve in inverno.
Con gli anni ’20 fu introdotto il catrame e il bitume e da ciò derivò un rilevante cambiamento nelle mansioni dei cantonieri.
Ed allora celebriamo, e tramandiamo ai più giovani che non lo hanno mai conosciuto, il ricordo di questo nobile lavoratore della strada, questo custode geloso del suo tratto di competenza e con esso della salute di chi lo percorreva in ogni stagione.
Affidiamoci al dizionario per la definizione corretta: dal francese cantonnier, derivato da canton “angolo (della strada)”; operaio cui è affidata la sorveglianza e la minuta manutenzione di un tratto di strada ordinaria (c. stradale) o ferrata (c. ferroviario).
Quindi una figura lavorativa di derivazione probabilmente napoleonica, per allitterazione un “Angelo della strada”.
Viveva lì, vicino alla sua strada, dentro la casa sulla strada, perché giorno e notte, domeniche comprese, estate ed inverno, doveva intervenire per tenere aperta e sicura quella strada. Si narra di interventi eroici nei quali, mettendo a repentaglio la vita, i cantonieri hanno salvato passeggeri sorpresi da bufere, travolti da frane e da alluvioni.
Ma per fortuna queste erano le eccezioni, la regola invece, praticata con certosina perseveranza, era la manutenzione ordinaria, diremmo oggi preventiva. Armato di “ruetulu”, ramazza e badile, il cantoniere in divisa allontanava dalla sede stradale gli ingombri estemporanei, tagliava l’erba lungo le massicciate, rassettava l’asfalto, toglieva persino le foglie che ostruivano i tombini impedendo il deflusso dell’acqua piovana.
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Romano Pisciotti, like