Caro Stefano,
Dopo la grande festa di Livorno, i ricordi hanno trovato l’infinito di un abbraccio commosso; di quell’incontro rimane anche il calore e l’emozione del sorriso di un cuore che, da qualche tempo, batteva in un corpo provato.
Tornare a Livorno, per te, è stato difficile, non solo per il viaggio con la scorta di pillole…ma è stato, forse, più difficile di chiunque sollevare la coperta del tempo e rivedere un corpo giovane e forte, così diverso dall’uomo che s’appoggiava ad un inseparabile bastone.
Caro Stefano, siamo invecchiati tutti, e tutti abbiamo avuto buone razioni di sorrisi e di lacrime. I tuoi occhi brillanti e la tua barba capricciosa già nascondevano battaglie molto più importanti dei fastidiosi acciacchi.
Altri anni si sono aggiunti a quei quaranta e, recentemente, anche tanta paura.
Sapevamo che il brigantino interrato non salperà prima d’aver completato l’equipaggio…già sappiamo che ci attende un tempo comune, promessa di brezze fresche dal sapore salino, promessa di un viaggio infinito…MA NON OGGI…
Rinasci, Stefano, a nuova vita!!
Con affetto, da tutti noi.
Ricordiamoci che per troppi assenti neppure c’è stata la gioia di arrivare a quel quarantesimo.
Romano
Romano Pisciotti